Mi chiamo…

Diciamo potrei chiamarmi Antonio, Franco, Alberto, Stefano ma anche Carla, Francesca, Antonietta; tanto non ha importanza né il mio nome né il mio sesso.

Sono un ragazzo semplice come tanti di voi con i suoi ideali, i suoi principi, le sue debolezze. È di una delle mie debolezze che vorrei parlare.

Non è mia intenzione criticare né dare giudizi ci mancherebbe altro; ma vorrei che riflettiate su quanto vi racconto: Fin da piccolo l’alcol faceva parte dello stile di vita familiare, a tavola il fiasco non mancava mai, d’altra parte perché non doveva esserci? Il vino fa buon sangue, riscalda, aumenta la forza, fa digerire, aumenta la virilità ecc. ecc. (col tempo ti rendi conto che sono tutte FANDONIE).

A 16 anni le prime sbronze con gli amici, a 18 tutte le sere al bar a bere fino ad ubriacarmi tanto pensavo che lo facevano tutti, che se non facevo come gli altri non ero un uomo; poi avrei smesso quando volevo mica diventavo dipendente dall’alcol. Mi sentivo un duro, reggevo i liquori più’ dei miei amici a volte vincevo anche le sfide a chi assumeva più bevande alcoliche senza sentirsi male.

Ero un ganzo tutto procedeva bene avevo il mio lavoro, gli amici del bar e facevo come mi pareva. La vita va avanti tra menefreghismi e arrabbiature varie fino a che verso i 30 anni dopo qualche anno di fidanzamento io e la mia ragazza decidiamo di sposarci ad una condizione giustissima per mettere su famiglia ed avere figli avrei dovuto smettere di bere. Accettai subito tanto cosa mi costava? Niente di più sbagliato, io che credevo di controllare l’alcol mi resi conto di non poterne fare a meno ne ero diventato “schiavo”.

Si tutti pensiamo di poter smettere qualsiasi vizio quando vogliamo ma non è così (te ne rendi conto solo nel momento che decidi di smettere). Inizia il mio calvario, non sapevo come fare, più provavo a smettere più’ bevevo.

Le istituzioni classiche (dottori ospedali) non sapevano consigliarmi per non parlare della gente qualunque e dei miei amici, che non capivano il mio problema e che anzi mi offrivano bere. Dopo vari mesi e molti tentativi falliti sentì parlare di alcuni club (ACAT) dove si riunivano per discutere di problemi alcol correlati sia familiari che le persone con il problema. Forse era la mia soluzione! Inizialmente pensai però che forse non era un ambiente per me con tutti quei “briai”!

Poi tentai e mi resi conto che i miei pregiudizi erano sbagliati e che invece ho trovato tanta gente normalissima che aveva voluto dire no all’alcol e che ringrazierò tutta la vita perché ci hanno aiutato tanto (me e mia moglie) ora sono 4 anni che vivo in sobrietà e senza più obblighi alcuni. Non vergognatevi vivetevi la vita ma pensate che ne abbiamo una sola ed è la nostra quindi gestiamocela da soli senza guardare a cosa fanno gli altri.

Un abbraccio Alberto